Assertività & Resilienza: Differenze di Genere

Mi è stato domandato se esistano differenze di genere, tra l'uomo e la donna, nella percezione dello stress in questo periodo di emergenza sanitaria mondiale causata dal COVID19. Le differenze di genere nella tolleranza allo stress cui siamo tutti sottoposti in questo periodo di Emergenza Sanitaria Mondiale ci sono ed a mio avviso, sono ancora una volta, legate alle diverse caratteristiche del Sistema Endocrino Maschile che segue un andamento costante e lineare nel tempo, rispetto a quello Femminile che invece, segue un ritmo ciclico e non sempre regolare. In maniera molto semplice e sintetica, dunque, direi che gli Uomini reagiscono meglio allo stress: sono più ASSERTIVI; mentre le Donne lo tollerano più a lungo: sono più RESILIENTI.
La parola “Assertività” deriva dal latino ad "Serere", e significa «Asserire» o anche affermare se stessi. E' la capacità di esprimere i propri sentimenti, di scegliere come comportarsi in un determinato momento/contesto, di difendere i propri diritti, di esprimere serenamente un’opinione di disaccordo quando lo si ritiene opportuno, di portare avanti le proprie idee e convinzioni, rispettando, contemporaneamente, quelle altrui. La persona dotata di uno Stile Comportamentale Assertivo (SCAs) è capace di comunicare in maniera efficace, a differenza di chi ha uno Stile Comportamentale Passivo (SCP), per cui tende a subire le situazioni, la volontà e le azioni altrui ed a mancare di dinamismo e spirito di iniziativa e di chi, al contrario dello SCP, assume quello Aggressivo (SCAg) per cui tende ad aggredire l'altro pur di far valere le proprie ragioni.
In psicologia la Resilienza definisce la capacità delle persone di riuscire ad affrontare gli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà. In altre parole la resilienza consente l’adattamento alle avversità. Il termine resilienza richiama la matrice latina del termine (“resilire”, da “re-salire”, saltare indietro, rimbalzare), per esprimere la capacità dell’individuo di fronteggiare una situazione stressante, acuta o cronica, ripristinando l’equilibrio psico-fisico precedente allo stress e, in certi casi, migliorandolo. La resilienza è in altri termini la capacità di autoripararsi dopo un danno, di far fronte, resistere, ma anche costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante situazioni difficili che fanno pensare a un esito negativo. La letteratura scientifica dimostra che la resilienza e’ un fenomeno ordinario nell’essere umano e non stra-ordinario. Le persone comunemente e generalmente si dimostrano resilienti. Generalmente, col il trascorrere del tempo, le persone trovano il modo di adattarsi bene a situazioni oggettivamente drammatiche come incidenti, lutti, calamità naturali ed eventi traumatici in generale. In tal senso, il costrutto di resilienza evidenzia l’importanza delle risorse di un individuo rispetto alle proprie capacità di autoriparazione per la sopravvivenza. Coloro che possiedono un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. Si tratta, sostanzialmente, di persone ottimiste, flessibili e creative, che sono in grado di lavorare in gruppo e attingono spesso alle proprie e altrui esperienze. La resilienza è, dunque, una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al cambiamento dei meccanismi mentali che la sottendono. Gli individui resilienti trovano in loro stessi, nelle relazioni umane, e nei contesti di vita, quegli elementi di forza per superare le avversità, definiti fattori di protezione contrapposti ai fattori di rischio, che invece diminuiscono la capacità di sopportare il dolore. In definitiva, ciò che determina la qualità della resilienza è la qualità delle risorse personali e dei legami che si sono potuti creare prima e dopo l’evento traumatico.



Commenti

Post più popolari